Acquapendente

Posta sulla Via Cassia, in provincia di Viterbo, la cittadina occupa, a circa 420 metri di altezza, la sommità arrotondata di una antica colata lavica; circa 400 metri a est e 600 a ovest si hanno le modeste incisioni di due fossi, nelle quali l'acqua scorre ad altezza di poco inferiore ai 400 metri. Verso nord si trova il brusco gradino morfologico che delimita la parte più settentrionale della cinta craterica dell'apparato vulcanico vulsino: in meno di 2 chilometri, in effetti, la Cassia scende con ampi tornanti ai 250 metri della valle del Paglia. Climatologicamente la cittadina è posta nella zona collinare di transizione (clima di tipo Csa collinare), dove le influenze mitigatrici marittime cedono spesso il passo a quelle tendenzialmente continentali dell'Appennino più interno. Non mancano nei dintorni tracce di insediamenti di età preistorica, e molto dubbia è la coincidenza del sito con la Acula o Aquesium dei Falisci. In epoca romana ebbe forse una certa importanza, ma non figura tra le mansiones citate nella Tabula Peutingeriana. Si accrebbe quando attorno al IX secolo il precedente tracciato della Cassia a nord di Bolsena (proveniente da Firenze e Arezzo) venne sostituito dal percorso più occidentale, passante per San Gimignano e Siena: nel luogo figurava probabilmente un insediamento chiamato Arisa. La pianta della città è tutta di impianto medievale, e vi si distinguono due fasi, su diversi percorsi della Cassia-Francigena, che inizialmente passava per la Piazza della Comunità. Fortezza di varie famiglie e quindi del Marchesato di Toscana, pervenne infine alla Santa Sede come eredità di Matilde di Canossa; a questo periodo risale la consacrazione della Cattedrale del Santo Sepolcro basilica romanica del IX secolo, su un antico tempio pagano). Pretesa dal Barbarossa, si liberò dalla soggezione imperiale nel 1166 e consolidò la libertà cittadina con il capitolato di Eugenio IV. Di una rocca fatta costruire in questo secolo, e in seguito diruta, rimane la torre detta dell'orologio o del Barbarossa, che domina l'abitato dall'alto di un colle. Il nuovo sviluppo determinò lo spostamento del tracciato urbano della Cassia, lungo l'attuale Via Roma, e portò alla nomina a sede diocesana sotto Innocenzo X nel 1443. Dopo la Rivoluzione Francese ebbe un breve periodo repubblicano, per poi ricadere sotto lo Stato Pontificio fino all'Unità d'Italia.

La vita odierna si basa su attività agricole e forestali, con produzione di legumi, ortaggi, uva da vino; gode di buona considerazione l'orzo perlato. L'economia è integrata da artigianato (ceramica, ferro, legno) e attività turistiche, ma la popolazione, che ammonta a circa 5800 abitanti, è in lenta diminuzione. Metà del territorio è coperta da lecci e castagni nella parte alta, da macchia nella valle del Paglia. A breve distanza a NE si trova la Riserva Naturale di Monte Rufeno, degna di nota, oltre che per la fauna e la vegetazione (600 ha di pinete), per i numerosi casali sparsi, testimonianza preziosa sulle condizioni dell'insediamento rurale locale.