Ager Faliscus

La denominazione si riferisce al territorio a nord dell’Ager Veientanus il cui centro principale, quando i Romani cominciarono a contrastarlo, era Falerii, l'odierna Civita Castellana. A est era delimitato grossolanamente dall’attuale via Flaminia, a ovest si spingeva fin verso Monterosi, più o meno verso quello che sarebbe stato in seguito il tracciato della via Amerina. A sud il limite con l’Ager Veientanus si può porre sulla modesta dorsale (circa 300 metri di altezza) che si protende dalla conca di Baccano verso la valle del Tevere, e che segna il limita tra le vulcaniti dell’apparato sabatino a sud e quelle del complesso Vico-Cimino a nord. L’Ager Faliscus, quindi, è composto da queste ultime, formatesi in prevalenza nel corso di attività esplosiva con nubi ardenti: il territorio veniva ricoperto da una massa fluida liquido-gassosa, col risultato di addolcire la morfologia preesistente. I materiali risultanti sono erosi dall’azione delle acque scorrenti, ma resistenti agli agenti atmosferici, il che ha portato alla più tipica morfologia "etrusca" (che si estende ben oltre l'Ager Faliscus, includendo tutta la zona dei Monti Volsini): una morfologia che su grandi spazi dà un’impressione pianeggiante, ma che all’analisi più dettagliata risulta tutt'altro che dolcemente arrotondata, e caratterizzata, invece, dalla presenza di una serie di profonde forre dalle pareti subverticali. I suoli, pur se abbastanza fertili, si lavorano meno facilmente di quelli risultanti dalle vulcaniti sabatine; nell’Ager Faliscus, quindi, anche dopo la conquista romana la pastorizia è rimasta prevalente per un lungo periodo. Di conseguenza, i boschi hanno conservato a lungo una estensione molto rilevante. La valle del Treia costituiva la principale via di transumanza lungo la quale le greggi arrivavano al Tevere, oltre il quale risalivano la Nera e il Velino verso i pascoli appenninici.

Falerii, Narce e Nepi, tutte in posizioni naturalmente difese dalle forre, furono i centri maggiori in età preromana; durante questo periodo i siti di cui la British School of Rome ha accertato la presenza salirono da 72 a 104 tra il VII e il IV secolo a.C. Dopo la conquista romana i centri preesistenti vennero distrutti, e Falerii e Narce non si ripresero; si moltiplicarono, tuttavia, i centri agricoli di piccola entità, di oltre 200 dei quali si è accertata la presenza agli inizi dell’era cristiana. La zona venne interessata dal tracciato della Via Amerina, che peraltro per i Romani era un asse di rapido scorrimento verso nord, non una infrastruttura al servizio della zona. Secondo le abitudini degli ingegneri romani, l’Amerina ebbe un tracciato per quanto possibile rettilineo; questo la portò a sfiorare Nepi, che in effetti si riprese rapidamente. Sulla strada venne fondata, pochi chilometri più a nord in zona pianeggiante, una nuova Falerii, per accogliere gli abitanti della omonima città appena distrutta: il nuovo centro assunse in breve una importanza rilevante.

Il termine della pax romana portò a una rapida decadenza, e gli abitanti della zona tesero a raggrupparsi in insediamenti più grandi, in posizioni più difendibili. Ripresero quindi vita i siti etruschi preesistenti, tra i quali tornò a primeggiare l’antica Falerii: col nome di Civita Castellana questa è tornata a costituire il principale centro dell’antico Ager Faliscus.