Ager Veientanus

I Romani designavano Ager Romanus antiquus il territorio attorno alla città, per un raggio di cinque o sei miglia dal Campidoglio; la zona era delimitata da confini sacri, rimasti inalterati nonostante le successive conquiste, perché ad essi erano connessi gli auspicia. Ager Veientanus veniva chiamato il territorio immediatamente a nord, di forma più o meno trapezoidale, dominato da Veio. Il limite con l’Ager Romanus era dato da un modesto corso d’acqua, il Cremera, a est giungeva alla sponda destra del Tevere, a nord era delimitato dalle zone di influenza dei Capenati e dei Falisci, a ovest giungeva fino al settore sud-orientale del lago di Bracciano, al limite con un’altra zona di pertinenza etrusca, quella di Caere.

Il territorio è composto dalle vulcaniti dell’apparato sabatino, che nel settore orientale lasciano lo spazio alle argille plioceniche e ai sedimenti del Tevere. Le vulcaniti sono state prodotte nel corso di attività esplosiva violenta, che ha lanciato verso l’alto materiali fini, la cui ricaduta ha coperto la morfologia preesistente. Si tratta di materiali piuttosto soggetti all’erosione atmosferica, e dalla loro alterazione sono derivati suoli piuttosto fertili, tanto che già prima della conquista romana l’agricoltura aveva prevalso sulla pastorizia. Le ricerche della British School of Rome hanno accertato la presenza di 16 siti abitativi tra il X e il VII secolo a.C., saliti a 137 nei due secoli seguenti. Oltre a Veio, peraltro, si aveva un solo insediamento di una certa entità, sul monte S. Angelo, che limita a est la conca di Baccano. Dopo la conquista romana solo Veio, nonostante l’iniziale distruzione, sopravvisse come insediamento di tipo urbano, ma si moltiplicarono i siti di popolamento agricolo nelle campagne: oltre 240 secondo gli studiosi inglesi nel II secolo a.C., saliti a oltre 300 agli inizi dell’era cristiana. Col IV secolo cominciò un declino, ulteriormente aggravato con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e le invasioni barbariche: nel V secolo si era già scesi a meno di 100 siti, ridottisi a meno di 50 durante il secolo successivo. Trascorso ben più di un millennio, nessun centro si è sviluppato nel vecchio Ager Veientanus, quasi che la presenza della città di Roma abbia impedito il formarsi di aggregati importanti nella regione circostante. Il papato fondò alcune domuscultae, zone di sviluppo agricolo attorno a un insediamento direttivo centrale, soprattutto per proteggere la zona dalle incursioni saracene; gli abitanti erano tenuti a inviare persone armate a Roma, nel caso che le incursioni fossero dirette sulla sede papale. Tutte le domuscultae, però, non ressero alle scorrerie ed ebbero vita breve, ma segnarono comunque il passaggio a un nuovo tipo di insediamenti. Il papato, infatti, concesse vasti terreni in enfiteusi (affitto a canone praticamente simbolico), purché gli enfiteuti vi realizzassero fortificazioni; gli enfiteuti, in genere familiari dei Papi, non solo le realizzarono, ma in breve ne aumentarono le dotazioni, riuscendo infine a sottrarsi alle soggezione al papato stesso. Il feudalesimo nacque così nella Campagna Romana dal nepotismo papale, senza alcun merito militare o nobiliare, ma portò tuttavia al consolidamento di numerosi centri fortificati.

Nessuno di questi centri (Anguillara, Baccano, Sacrofano, Campagnano e altri) ha tuttavia mai raggiunto un’importanza rilevante, e se negli ultimi decenni la popolazione è decisamente aumentata, questo si è verificato esclusivamente come conseguenza dell’espansione dell’area urbanizzata romana.