Blera

Antico centro di origine etrusca (probabilmente denominato Phlera), il cui toponimo medievale (Bieda) è rimasto in uso fino al 1952: assieme a Tuscania, è la sola località della provincia di Viterbo che nei secoli abbia mantenuto il suo ruolo urbano. Si è sviluppata a circa 265 metri di altezza in una tipica condizione di sito difeso, su uno sprone di tufo allungato verso ovest, delimitato a nord dal fosso Biedano e a sud dall'affluente Ricanale (toponimo derivato da Rio Canale) e distante 8 km dal tracciato odierno della Cassia. Il clima è il Csa della fascia collinare, e sui pianori l'uomo ha sostituito con le colture la copertura boschiva che oggi rimane sulle pareti delle forre e nei fondovalle meno ampi. L'acqua del Biedano dista un centinaio di metri, ma scorre circa 70 metri più in basso. La spianata su cui sorgono le abitazioni ha forma più o meno triangolare, lunga circa 1,5 km e larga 300 metri; piuttosto tortuosa, si prestava bene alle esigenze difensive. Sulla breve base del lato verso monte è stato costruito un fossato artificiale, per difendere l’ingresso all’abitato. L’antico insediamento etrusco, comunque, era difeso anche da mura di blocchi di tufo, alcune porzioni delle quali sono ancora visibili. Il fondo dei fossi attorno al paese dista meno di 150 metri in linea d'aria, ma si trova circa 40 metri più in basso; due ponti databili al III secolo a.C. scavalcavano i due corsi d’acqua e permettevano alla via Clodia di attraversare la cittadina; data la posizione considerata strategica, infatti, questa conobbe la sua fase di maggiore importanza nel periodo romano, fino a raggiungere il rango di municipio in età imperiale, insieme a Tuscania. Nel 457 divenne prima diocesi della Tuscia romana, e la decadenza cominciò con l'età longobarda, quando fu distrutta da Desiderio; una volta riedificata, peraltro, rimase autonoma come sede vescovile fino alla fine del XII secolo.

La perdita di importanza divenne più sensibile in età comunale per cause esterne, cioè per la sempre maggiore potenza che stavano acquisendo i centri di Tuscania e Viterbo. Oltre ai resti dei due ponti, di cui uno restaurato sia in età romana che in tempi recenti, sono importanti la Chiesa di S. Maria, già cattedrale della Diocesi, le grotte (ripari, stalle, depositi) scavate nella balza di tufo fin dal periodo etrusco e le numerose necropoli etrusche dei dintorni. Quella di Pian del Vescovo sulla sponda destra del Biedano è, assieme a quella di Tuscania, una delle maggiori e meglio conservate di questa zona; notevole la zona di Grotta Pinta, sulla destra del Ricanale, e ancor più rilevante, circa 4 km a NO, la zona archeologica di Grotta Porcina, ricca di tombe etrusche a camera. Altrettanto notevole, a 6 km, il sito di San Giovenale, probabilmente quello nel quale è meglio osservabile l'edilizia etrusca residenziale arcaica.

L'economia si fonda in pratica solo sull'agricoltura, e la popolazione di circa 3200 abitanti si mantiene stazionaria.