Bolsena

La cittadina odierna, traversata dalla Via Cassia, sorge a circa 350 metri di altezza, a qualche centinaio di metri dalla sponda NE dell'omonimo lago (superficie dell'acqua a 305 metri), che fra quelli di origine vulcanica è il più grande in Italia. Il clima (Csa di tipo collinare) si avvantaggia dell'ulteriore mitigazione termica indotta dal lago, che peraltro determina anche una maggiore umidità. L'abitato medievale, ben conservato, è dominato dal castello medievale della famiglia orvietana Monaldeschi della Cervara, a pianta quadrata munito di quattro torri, e attualmente sede del Museo Territoriale del Lago di Bolsena. In questo si conservano reperti villanoviani, etruschi, romani e, con pannelli didattici, viene illustrata la storia del bacino lacuale. Alle falde del castello, gli edifici coprono la balza di una trentina di metri verso la breve piana costiera.

L'insediamento etrusco originario, però, era in posizione di sito difeso, tutto a monte del successivo castello, su un pendio a gradinata, tra i 360 e i 400 metri, protetto a est e ovest da fossi abbastanza profondi (dalla zona del Mercatello a est in 180 metri si scende di circa 40). Era un centro notevole, con una cinta muraria del IV secolo a.C. dal perimetro di cinque chilometri, le cui prime necropoli risalgono al VII secolo. Dipendente da Velzna (l'odierna Orvieto), dopo la distruzione di questa a opera dei Romani (265 a.C.) ne accolse gli abitanti. Sono visibili i resti del foro, delle terme, delle necropoli, e anche di case romane successive, dato che, ovviamente, il maggiore sviluppo si registrò dopo la distruzione di Velzna, tutto in direzione del lago.

Con il nome romano di Volsinii, in ottima posizione sulla Cassia, la città si affermò per l'agricoltura e l'artigianato (ceramica volsinese), tanto da venir definita da Strabone "capitale dell'Etruria". Nei primi secoli del medioevo la cittadina venne devastata da goti e longobardi, per poi venire lungamente contesa tra papato e comune di Orvieto; alternativamente posseduta da entrambi, passò definitivamente alla Chiesa nel 1354. La popolazione si oppose con dure ribellioni, che sfociarono spesso in violenti saccheggi, finché Gregorio XI decretò la distruzione delle mura cittadine (1377).

Nonostante una buona attività agricola e peschereccia (coregone) e la notevoli possibilità turistiche, che attirano un discreto afflusso estivo, in buona parte straniero, la popolazione rimane stazionaria, attorno a 4200 abitanti.