Civita Castellana

L'attuale centro abitato, nella provincia di Viterbo, sorge a poche centinaia di metri dalla Via Flaminia, a circa 160 metri di altezza su di uno sperone tufaceo; a nord dell'abitato l'acqua scorre a un centinaio di metri in linea d'aria, e altrettanti metri più in basso, a sud la pendenza è di poco inferiore. Il clima è di tipo Csan, e l'influenza tiberina si manifesta in inverno con notevole umidità e nebbie.

I primi nuclei abitativi si stabilirono nel sito già nell'ultima età del Bronzo (fine del II millennio a.C.). Fu uno dei siti principali dell'età del Ferro, grazie soprattutto alla posizione occupata, che garantiva al luogo ottime possibilità di difesa. Con l'originario nome di Falerii, la capitale dei territori Falisci giunse alla massima potenza nel V secolo, il che la portò ben presto a scontrarsi con il crescente dominio di Roma. A quel tempo risale la sola testimonianza urbanistica, i resti di mura sul lato settentrionale, mentre numerosi sono i reperti in terracotta con influenze ellenistiche del periodo precedente. Alleata con le etrusche Veio e Tarquinia, venne infine sottomessa nella prima metà del III secolo a.C. La città approfittò della prima guerra punica per ribellarsi ancora, ma nel 241 a.C. venne assoggettata definitivamente e distrutta. Gli abitanti del centro furono costretti ad abbandonare il sito e a sistemarsi in quello scelto dai romani, in prossimità della Via Amerina, in zona pianeggiante e quindi in posizione meno difendibile.

Il nuovo insediamento ereditò in nome di Falerii (l'aggettivo Novi è una aggiunta del XIX secolo, comunemente usata e che sarebbe meglio evitare); raggiunse una notevole dimensione, ma venne distrutta dai Normanni. I benedettini vi costruirono un'abbazia, ma non fermarono la decadenza, tanto che attualmente sul posto rimangono solo rovine, peraltro imponenti. Tra i resti spicca la possente cinta muraria quasi intatta con ben 50 torri quadrate e nove porte, al di fuori della quale rimangono i resti dell'anfiteatro; all'interno, le rovine dell'abbazia di S. Maria di Falleri, i tracciati delle vie cittadine, il luogo del teatro. Nelle necropoli circostanti abbondano, prevedibilmente, le tombe di tipo falisco.

Nel Medio Evo, in seguito alle invasioni barbariche, la popolazione finì col tornare nel vecchio centro di Faleri, le cui difese naturali erano nuovamente diventate indispensabili. Dati i vantaggi della posizione, l'insediamento si consolidò, ricevendo in breve tempo il titolo di Civitas (998 d.C.) e divenendo uno dei baluardi dei possedimenti dello Stato Pontificio a nord di Roma. Tuttavia dovette sottostare al dominio dei Vico (XII secolo), dell'Imperatore Federico II, dei Savelli, fino a tornare nell'orbita ecclesiastica alla fine XV secolo col cardinale Rodrigo Borgia, in breve eletto papa Alessandro VI. Fu ad opera di quest'ultimo che vennero compiuti lavori di riassetto della Rocca che divenne una vera e propria fortezza. Il 1798 segna l'ultimo periodo di utilizzazione militare del forte. Successivamente la Rocca venne degradata a galera dove furono imprigionati numerosi patrioti condannati dallo Stato pontificio per le cospirazioni a favore dell'Unità d'Italia.

Attualmente è tra i maggiori centri italiani per la produzione di ceramiche (stoviglie, sanitari), basata sulle argille caolinitiche dei dintorni e conta circa 16.000 abitanti (seconda città della provincia), in lentissimo incremento.