Sutri

Centro della provincia di Viterbo, che sorge in un sito di particolare interesse, al limite tra gli apparati di Bracciano e di Vico, traversato dalla Via Cassia, sul migliore passaggio tra l’Etruria centrale e la meridionale. L’altezza supera di poco i 300 metri, l’acqua scorre a meno di 250 di distanza, oltre 40 metri più in basso; il clima Csa nella varietà collinare favorisce la foresta mediterranea, ma ormai da tempo gli spazi pianeggianti sono stati messi a coltura.

Data la sua importanza strategica, dopo varie lotte nel V secolo divenne un avamposto controllato dagli etruschi, pur se in territorio falisco; in seguito, però, dopo altre battaglie successive alla caduta di Veio, gli etruschi dovettero cederla ai romani. Le mura di protezione sono probabilmente un’opera già avviata dagli etruschi e perfezionata dai romani, contro i quali non avevano avuto successo (carattere comune a molte cittadine tra la Cassia e il Tevere). Altre battaglie per il controllo della località vennero combattute da longobardi, bizantini, franchi saraceni, truppe papali. Nelle falesie tufacee dei fossi circostanti sono state ricavate dall’età preromana moltissime cavità tombali; le opere più importanti completamente scavate nella roccia sono un anfiteatro e la chiesa di S. Maria del Parto. Questa è stata ricavata in una galleria in leggera salita a tre navate di alcune decine di metri; quasi sicuramente in precedenza era stata anche un mitreo; negli affreschi iniziali si trova una apparizione di S. Michele, memoria dei Longobardi, mentre in quelli più tardi sono raffigurate scene legate ai pellegrinaggi.

Liutprando donò la città al papato, che ne poté però prendere realmente possesso solo dopo la caduta dei Longobardi: questo fu il primo germe dello Stato della Chiesa. Sutri, dove ha quasi certamente sostato Carlo Magno, è citata più volte nelle Chansons de geste, e il nome di Orlando è molto ricorrente nella toponomastica locale. La popolazione conta circa 5000 abitanti, in lentissimo incremento.