Via Cassia

Questa strada romana venne realizzata come percorso destinato a rapidi spostamenti di truppe verso la Cispadania; inizialmente venne realizzata fino a Chiusi (ad fines Clusinorum), ma venne in breve prolungata fino a Florentia, cioè Firenze, località dalla quale si aprivano diverse possibilità per il passaggio dell’Appennino. Infine venne ulteriormente sistemato il prolungamento che, passando per Lucca, portasse al ricongiungimento per l'Aurelia, ma in un certo senso questo rimase un percorso di importanza locale: la Cassia vera e propria, potremmo dire, era la congiungente rapida tra Roma e Firenze.

In secondo luogo va ricordato che, pur se la fondazione di Florentia è del 187 a.C., la strada era sicuramente funzionante già da almeno mezzo secolo. Come avvenuto per varie consolari, infatti, anche per tracciare la Cassia gli ingegneri romani avevano utilizzato tratti di percorsi stradali precedenti, fatti dalle popolazioni già da tempo insediate: si trattava però invariabilmente di tragitti brevi, di importanza solo locale.

Sappiamo che i nomi venivano dati alle strade consolari in base al console o al censore che ne aveva curato la realizzazione definitiva, e secondo gli elenchi di cui disponiamo non ve ne furono di nome Cassio per oltre due secoli prima del 171 a.C. Questo dà maggior credito all’ipotesi che il Cassio cui è dedicata la strada non sia stato colui che fece la prima riunificazione dei vari tratti locali, ma il definitivo sistematore, cioè, probabilmente, chi ha realizzato la lastricatura definitiva, con il tipico selciato. I più accreditati sono il censore Cassio Longino del 154 a.C. e l’omonimo console del 127 a.C.

Durante il periodo etrusco le vie che univano le varie città si erano adeguate alla morfologia, mantenendosi nei fondovalle e sugli spartiacque, raccordandosi le une alle altre con percorsi di crinale o sui contrafforti. Per strade di interesse militare progettate per trasferimenti rapidi a lunga distanza, come la Cassia, i Romani procedevano per quanto possibile in linea retta, senza curarsi delle località preesistenti. Per ridurre i dislivelli più accentuati si ricorreva a "tagliate", raccordandole con alti ponti sui corsi d’acqua. Non c’è dubbio che nella Tuscia, per entrambe queste forme di intervento, vi fossero esperienze precedenti degli Etruschi, ma le tecniche romane erano molto più avanzate. Fondamentale era stato il progresso nella realizzazione dei ponti, costruiti fino allora con tutte le strutture portanti in legno: i romani furono i primi a saperli realizzarli con ben più consistenti archi in muratura.

Anche la distribuzione degli insediamenti e dei tracciati precedenti fa pensare che nei secoli centrali del primo millennio a.C. le comunicazioni nell’odierna Tuscia servissero solo traffici locali, senza un orientamento nettamente prevalente. Tuttavia le città più importanti (Veio, Tuscania, Faleria, per esempio) avevano sviluppato raggiere di strade, tra loro e verso le località minori immediatamente dipendenti. La Cassia non si curò minimamente delle città etrusche, e non è escluso che vi fosse l’intenzione di emarginarle. Solo dopo circa 40 chilometri la strada passava in prossimità di Sutri, che era un centro in posizione strategica, al limite tra gli Agri Veientano e Falisco, per poi proseguire toccando Capranica e Vetralla. Stando alle indicazioni che vengono dalla singolare carta stradale detta Tabula Peutingeriana, che indica le varie stationes delle strade, non è detto, peraltro, che la Cassia traversasse questi due centri, come avviene oggi. In corrispondenza di Capranica non si ha alcuna indicazione, mentre viene indicata Vicus Matrinus alcuni chilometri più a nord: la località doveva trovarsi, secondo gli studiosi, all'altezza dell'attuale chilometro 62, e il tracciato della Cassia in questo tratto era spostato a ovest rispetto a quello attuale. In effetti è anche accertato che Capranica ha traversato in età romana un periodo di forte decadenza. Oltre Vicus Matrinus il percorso si manteneva a est rispetto alla strada statale odierna, e la successiva statio indicata dalla Peutingeriana è Forum Cassii, posta probabilmente dove ora si trovano i ruderi della chiesa di S. Maria di Forcassi. Secondo alcuni studiosi anche Vetralla sarebbe stata quasi abbandonata in questo periodo, a favore di Forum Cassii, secondo altri la cittadina avrebbe continuato la sua vita normale e il suo nome latino sarebbe stato attribuito alla chiesa posta a qualche distanza.

Tra questa statio e l'apparato vulcanico dei Vulsini il tracciato intersecava ancora quello odierno, in quanto all’altezza delle sorgenti calde della località Il Masso si tornava a ovest della Cassia attuale. Abbiamo qui una prova dell'attrazione che le acque termali esercitavano sui Romani, in quanto nella pianura viterbese, in corrispondenza con le numerose manifestazioni termali, abbondano i resti romani significativi e i tratti superstiti di lastricato stradale. Alle falde dell’apparato vulcanico vulsino si sviluppò l’insediamento di Aquae Passaris, da dove la strada saliva verso l’odierna Montefiascone, tornando a est del tracciato attuale. La Cassia non scendeva immediatamente al lago, come fa l’attuale strada statale, ma si manteneva per un tratto sull’orlo della caldera, per scendere più gradualmente verso la città etrusca, che sarebbe corretto chiamare Velzna, all'etrusca, più che Volsinii, alla latina. Velzna sorgeva su un pianoro elevato di alcune decine di metri rispetto al lago, e la romana Volsinii venne posta nella sua parte più bassa, a breve distanza dalla sponda. Da qui la strada saliva immediatamente, e puntava ad fines Clusinorum, (presso l’attuale stazione ferroviaria di Ficulle-Fabro), proseguendo per Clusium (Chiusi), fino ad Arretium (Arezzo) e Florentia. Da ricordare che pochi chilometri oltre Bolsena, l’imperatore Traiano nel 108-109 d.C. volle realizzare un percorso alternativo verso Chiusi, la via Traiana Nova, solo di poco più breve.

Il percorso della nuova strada, concepita per comunicazioni su distanze mai immaginate dalle popolazioni precedenti, non ebbe grandi conseguenze sull’insediamento, nel senso che non determinò il sorgere di nuove grandi città. Piuttosto, come si è visto, alcuni centri romani sostituirono quelli precedenti, posti a breve distanza e decaduti. La popolazione, tuttavia, aumentò considerevolmente nelle zone traversate, perché le condizioni della pax romana, pur se imposta duramente, portarono a una notevole sicurezza nelle campagne. L’agricoltura divenne l’attività di gran lunga prevalente, prendendo ovunque il ruolo svolto in precedenza dall’allevamento transumante.

Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente e le prime invasioni barbariche, l'Etruria risultò divisa tra Longobardi e Bizantini: la Cassia rimase come un corridoio controllata da questi, serrato tra i possedimenti longobardi, che giunsero anche a porre sotto controllo parte del territorio degli apparati di Vico e Bolsena. Il longobardo Liutprando cominciò a concedere questa zona non ai bizantini, ma alla Chiesa, che in tal modo cominciò a costituire il Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Poco tempo dopo i Franchi presero il posto dei Longobardi, Carlo Magno confermò e ampliò i possedimenti della Chiesa, e in breve la Cassia cominciò a venire chiamata Francigena: la via da cui giungevano i pellegrini dalla Francia (più che alla Francia odierna, naturalmente, bisogna pensare a quel che era a quel tempo la Lotaringia).

Attorno al XI secolo d.C. Viterbo assunse un ruolo sempre più dominante nella zona, e tra Montefiascone e Sutri il percorso originario della Cassia-Francigena, che passava alcuni km a est della città, venne sostituito da quello passante per la città; la strada entrava in città dalla Porta Fiorentina, per uscire dalla Porta Romana, che però, in effetti, non è posta nelle mura in direzione di Roma. In effetti da Porta Romana la strada non si dirige verso la pianura e le antiche stationes romane, ma punta verso l'alto, verso il Passo del Cimino. Il percorso della variante Cimina finì col diventare altrettanto utilizzato, se non di più, dai pellegrini in cammino per Roma, in luogo della Cassia vera e propria. Oggi il percorso della statale da Sutri fin oltre Vetralla è tornato quasi coincidente con quello romano antico, ma dalla seconda località fino a Montefiascone è diventato definitivo il tragitto medievale passante per Viterbo. Una variazione ancor più notevole al percorso della Cassia si è avuta da Bolsena verso nord, perché i Franchi controllavano meglio un percorso più occidentale rispetto a quello per Chiusi-Arezzo-Firenze. Provenendo da nord, la strada dei pellegrini superava l'Arno tra Fucecchio e San Genesio, proseguendo verso San Gimignano e Siena, per poi passare da Acquapendente e scendere infine a Bolsena, da dove si riprendeva il percorso precedente. Il tragitto tra Bolsena e Roma, cioè quello nell'ambito della zona di cui ci si interessa, non ha più avuto, fino a oggi, variazioni significative.