Viterbo

Il maggiore centro dell'Etruria meridionale è in pratica un centro della generazione medievale inoltrata, pur se il termine di FAUL nel settore nord-occidentale sta a indicare le iniziali di 4 centri preesistenti, di origine etrusca. Questi si erano sviluppati su una serie di dossi e sproni tufacei contigui, separati da modesti corsi d’acqua (Freddano, Urcionio), raggiungibili dalle aabitazioni in circa 150 metri, con dislivelli di 25-35. Il clima è di tipo Csa collinare, ma risente della vicinanza dei rilievi, con abbassamento delle medie invernali: la vegetazione spontanea, la macchia mediterranea, è stata quasi totalmente sostituita dalle colture.

La città odierna si pone alle falde dell’apparato di Vico dove, a quota di circa 330-360 metri, la pendenza diminuisce rapidamente verso occidente, dando luogo alla pianura viterbese. I resti urbani etruschi, peraltro, sono totalmente obliterati dall'insediamento che prese a svilupparsi in età medievale, a partire dal IX secolo. Il centro era distante dal percorso della Cassia del tempo (ormai chiamata via Francigena), sulla quale era più sviluppata la cittadina denominata San Valentino, dal nome della chiesa dedicata a un Santo martirizzato sul posto. Nel periodo di lotte tra impero, papi e antipapi, la grande pianura alle falde degli apparati Vulsini e Cimini, favorevole in quanto ricca di acque (anche termali e curative), divenne luogo di elezione per acquartieramenti di truppe, e di conseguenza teatro di continue lotte. Viterbo finì col prevalere, fino a eliminare anche fisicamente centri come Ferento e San Valentino. L'essere diventata, pur se per breve tempo, addirittura sede papale (da ricordare il Palazzo dei Papi, con una celebre loggia, resto di un apparato molto più imponente) determinò la modifica del tracciato della Francigena, che entrava nella città per la Porta Fiorentina e ne usciva per la Porta Romana, senza tornare verso il tracciato precedente.

La strada saliva verso il Cimino, e si manteneva quindi tra il vulcano di Vico e il Tevere, per scendere a Ronciglione e ricongiungersi infine alla Cassia solo a Sutri, o addirittura a Monterosi. Questo determinò lo sviluppo dei centri a oriente dell'apparato di Vico, e per le comunicazioni con Viterbo vennero molto migliorati i percorsi di crinale. Nonosstante l'abbandono del papato, la città era ormai in grado di vivere di vita propria, sede di famiglie nobili, al punto che nei dintorni vennero costruite ville e palazzi di grande prestigio. Tra i più conosciuti val la pena di ricordare Villa Lante a Bagnaia, il Parco dei Mostri a Bomarzo e, ancor più, il complesso di Palazzo Farnese a Caprarola.

Nella città fiorì in particolare il culto di Santa Rosa, cui è dedicata la chiesa principale. Forse ancor più che per singoli monumenti, però, la città merita di essere visitata per i quartieri medievali (Piano Scarano e San Pellegrino, la denominazione del quale è un omaggio non casuale ai pellegrini diretti a Roma). La loro struttura urbanistica medievale è tuttora in rare condizioni di conservazione entro una cinta muraria che è, invece, in alcuni tratti pericolante. La presenza dell’Università, di attività agricole e di un certo sviluppo di industrie (mobilificio, costruzioni) non ha grandi riflessi demografici, e la popolazione di oltre 60.000 abitanti è praticamente stazionaria.