2.0 ELEMENTI TERRITORIALI E GEOGRAFICI

Come descritto nelle Relazioni sullo Stato dell'Ambiente redatte dall'Assessorato Ambiente della PROVINCIA DI VITERBO, Assessorato Ambiente, la Provincia di Viterbo, la più settentrionale del Lazio, rientra in quella vasta area denominata Tuscia Laziale che si estende a Nord di Roma tra il fiume Tevere e il Mar Tirreno. Con un’estensione di 3612 km², è delimitata a nord dalla Toscana (province di Grosseto e Siena), alla quale storicamente si collega in quanto sede di alcuni tra i maggiori centri della civiltà etrusca, ma dalla quale si distingue per il paesaggio naturale prevalente, determinato dall’origine vulcanica dei substrati.

L’Umbria (in particolare il territorio provinciale di Terni) con la valle del fiume Tevere delimita la Tuscia Laziale invece ad est, mentre a sud è lambita dalla regione sabatina e dai contrafforti settentrionali dell’acrocoro tolfetano, importante comprensorio della Tuscia che ricade però in massima parte nella provincia di Roma. Il Viterbese, ma più in generale la Tuscia Laziale, si sviluppa in massima parte su un territorio edificato dall’attività esplosiva di tre importanti complessi vulcanici: quello vulsino (dominato dalla vasta depressione lacustre di Bolsena), quello vicano (con il lago di Vico in posizione centrale) e quello cimino subito a sud-est di Viterbo. I terreni vulcanici ricoprono le più antiche superfici di origine sedimentaria che affiorano dalla copertura vulcanica in maniera sempre piuttosto esigua.

L’insieme di questi modesti rilievi, abbastanza regolarmente allineati tra la fascia subappenninica e il mare e diretta prosecuzione di quelli più settentrionali dell’Antiappennino toscano, fanno parte dell’Antiappennino tirrenico che a Sud di Roma si estende ai colli Albani e ai monti Lepini, Ausoni e Aurunci. L’altitudine media raggiunta dai rilievi che si ergono nella Tuscia Romana supera di poco i 1000 m (Monte Cimino 1053 m).

L’irregolarità dei confini amministrativi della provincia di Viterbo, raramente coincidenti con limiti naturali (corsi d’acqua, linee di spartiacque, etc.), contribuisce a determinare nel territorio provinciale una grande varietà di paesaggi i quali, se associati ai diversi tipi litologici e ai principali sistemi orografici presenti, ci permettono di riconoscere regioni naturali ben caratterizzate da un punto di vista morfologico e vegetazionale.

Il territorio della Provincia di Viterbo con le principali località


2.1 Inquadramento Geografico, Climatico e Forestale

La Provincia di Viterbo si presenta come una regione dai forti contrasti orografici: i complessi vulcanici dei Vulsini, Cimini-Vicani e Sabatini accolgono gran parte delle aree boschive caratterizzano il territorio provinciale

Le aree pianeggianti, sono individuabili prevalentemente nelle pianure dei fiumi che affluiscono verso il mare; la complessa variabilità orografica della Provincia ha generato una rete idrografica molto ricca. I fattori che influiscono sul clima di una regione, sono la latitudine, l’altitudine, la distanza dal mare, la posizione rispetto a centri diazione dell’atmosfera, l’orografia.

Per quanto riguarda il territorio compreso nei confini della provincia, la differenza di latitudine ha una limitata influenza; ha invece notevole influenza l’altitudine, per cui si ha una netta differenziazione tra la parte montana della provincia e quella della fascia costiera.

Le particolari condizioni altimetriche della provincia e l’avvicendarsi di strutture orografiche nettamente differenti (monti, colline, altipiani, pianori, pendii scoscesi, speroni e pianure interposte) producono, anche nell’ambito della stessa regione, una cospicua varietà di climi.

In linea generale il clima della provincia è di tipo mediterraneo con presenza di piogge tutto l’anno ma concentrate in misura diversa da zona a zona nel semestre autunno - inverno, e con un regime termico abbastanza simile in tutto il territorio.

Tuttavia la disposizione dei monti ha differente effetto sulle masse d’aria nei solchi vallivi e la diversa distanza dal mare influenza il grado di continentalità di alcune zone, accentuando le escursioni termiche e gli scarti tra le precipitazioni del periodo autunno - inverno e quelle del periodo primavera – estate.

2.2 Elementi di meteorologia, climatologia e fitoclimatologia dell’area

I dati riguardanti le precipitazioni sono stati rilevati dalla stazione di Viterbo del Servizio Idrografico nel periodo 1926/1996. Nell’arco dei 40 anni esaminati si è registrata una media di precipitazione annuale ari a 806.7 mm. Il periodo autunnale è il più piovoso con picchi di 102.5 mm/mese a Novembre, mentre i mesi più secchi sono quelli estivi di luglio e agosto con valori medi di 25.7 mm. Le temperature medie annue sono di circa 14.3°C, con temperature invernali che si attestano fra i 5.9 e 7.1 °C e temperature medie estive di 23.6°C . Le temperature minime si registrano in gennaio ( -4°C) e le massime ad agosto ( 35°C). Nel diagramma che segue è riportata la rosa dei venti con riferimento al periodo 1956-1991 registrati dalla stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare di Viterbo.

2.3 Rosa dei venti di Viterbo

Le calme di vento, non riportate, presentano una frequenza di circa 30.5 % con una notevole incidenza (quasi un terzo delle osservazioni). Come si osserva dal grafico risulta predominante la provenienza del vento da NE e SW. Dal punto di vista climatico e fitoclimatico, l’Alto Lazio presenta maggiori affinità con i territori limitrofi della Toscana meridionale, dove, in genere, le scarse precipitazioni vengono compensate dall’elevata ritenzione idrica dei suoli. Emerge pertanto una netta autonomia di questo territorio rispetto alla porzione più meridionale del Lazio. Tutta la Tuscia, è inoltre aperta all'influenza delle correnti umide del Mar Tirreno da cui deriva una generale caratterizzazione del clima in senso oceanico, fattore di grande importanza per la determinazione delle caratteristiche della flora e della vegetazione spontanea della provincia. Nel suo insieme la provincia di Viterbo presenta dunque poche emergenze vegetazionali di tipo mediterraneo a causa della più generale vocazione forestale di tipo mesofilo che viene ulteriormente accentuata dalle caratteristiche edafiche. Solo per una ristretta fascia costiera, corrispondente all'incirca al territorio della Maremma Laziale, si rinvengono con una certa continuità specie della biocora mediterranea quali lentisco, corbezzolo, fillirea, mirto e sughera, quest'ultima talora piuttosto abbondante anche nella Maremma più interna, favorita dalle correnti caldo-umide e dalla natura dei suoli, mentre verso l'interno formazioni miste di sclerofille e caducifoglie si possono sviluppare solo su substrati idonei, fortemente acclivi, ed in esposizioni termofile.

Procedendo dalla costa verso l'interno assistiamo pertanto al passaggio dalla Regione mediterranea a quella temperata; in particolare, con riferimento alla Carta del Fitoclima del Lazio a cui si rimanda per maggiori dettagli (BLASI 1993, 1994), andiamo dal termotipo mesomediterraneo inferiore con ombrotipo piuttosto secco di Montalto di Castro o Tarquinia, fino al termotipo montano inferiore con ombrotipo umido, che caratterizza esclusivamente l'area dei Monti Cimini, attraversando aspetti di transizione che rientrano ora nella Regione mediterranea ora in quella temperata. Con riferimento alla figura, tratta dalla carta Carta del Fitoclima, elenchiamo di seguito i tipi fitoclimatici riscontrati nella provincia di Viterbo: usando la numerazione tra parentesi in corsivo corrispondente a quella della Carta Fitoclimatica regionale.

Regionalizzazione fitoclimatica della provincia di Viterbo (rielaborazione da Blasi 1993)

REGIONE TEMPERATA

1(2) - Termotipo montano inferiore; Ombrotipo umido superiore/iperumido inferiore; Regione mesaxerica/axerica fredda. Precipitazioni annuali (P) abbondanti e assenza di aridità estiva; in inverno freddo piuttosto intenso che si  prolunga da ottobre a maggio. Temperatura media delle minime del mese più freddo (t) sempre al di sotto dello zero. Zone più elevate del complesso dei Monti Cimini. Prevalenza di faggete, castagneti e in subordine querceti misti mesofili a cerro e rovere.

2(4) - Termotipo collinare superiore; Ombrotipo iperumido inferiore; Regione mesaxerica. P molto elevate con frequenti episodi estivi, quindi aridità estiva assente; freddo intenso d'inverno ma con t superiore allo zero. Caldera del lago di Vico. Prevalenza di faggete, castagneti, boschi misti mesofili e querceti con netta dominanza del cerro.

3(6) - Termotipo collinare inferiore/superiore; Ombrotipo subumido superiore/umido inferiore; Regione mesaxerica. P variabili con una media di 1000 mm; aridità estiva debole limitata a luglio, agosto e solo sporadicamente a giugno; freddo prolungato da ottobre a maggio; t compresa fra 1.2 e 2.9 °C. Regione vulsina e vicana e tutto il settore più settentrionale e orientale (Acquapendente, Farnese, Bagnoregio, Viterbo, Vignanello, Ronciglione, Capranica, Sutri, ecc.) Prevalenza di cerrete e querceti misti ( cerro, rovere, roverella, farnetto ), castagneti, potenzialità per faggete termofile e lembi di bosco misto con sclerofille e caducifoglie su affioramenti litoidi.Nelle conche calderiche di Bolsena e Latera esiste una variante più umida con prevalenza di cerrete e boschi misti mesofili e frammenti di faggete. Abbondanti elementi della lecceta sulle isole Bisentina e Martana.

REGIONE TEMPIERATA DI TRANSIZIONE

4(7) - Termotipo collinare inferiore/superiore o mesomediterraneo superiore; ombrotipo umido inferiore; Regione mesaxerica. P medio-alte con episodi estivi più contenuti; aridità estiva non molto pronunciata a luglio e agosto; freddo intenso che si prolunga da ottobre a maggio; t appena inferiore a zero. Valle del Tevere e valli secondarie connesse (Orte, Gallese, Borghetto, ecc.). Querceti a cerro e roverella con elementi, talvolta anche abbondanti, della flora mediterranea.

REGIONE MEDITERRANEA DI TRANSIZIONE

5(9) - Termotipo mesomediterraneo medio o collinare inferiore; Ombrotipo subumido superiore; Regione xeroterica/mesaxerica. P inferiori a 1000 mm con apporti estivi (Pest) intorno ai 100 mm; aridità estiva presente da giugno ad agosto e sporadicamente anche a maggio; freddo prolungato ma non intenso da novembre ad aprile; t da 2.3 a 4 °C. Maremma laziale interna a sud della conca vulsina fino a Blera e Monte Romano, parte della valle del F.Fiora, Canino e pianori a Ovest di Viterbo. Cerrete, querceti misti a roverella e cerro con abbondanti elementi della biocora mediterranea; boschi misti mesofili nelle forre e macchia mediterranea sui dossi e sugli affioramenti tufacei.

6(11)- Termotipo mesomediterraneo medio; ombrotipo subumido superiore/umido inferiore; Regione xeroterica. P da 800 fino a l11 00 mm circa con Pest intorno ai 100 mm e temperatura media piuttosto elevata; nei mesi estivi l'aridità non raggiunge intensità molto pronunciate; freddo poco intenso da novembre ad aprile; t da 3.4 a 4 °C. Maremma laziale interna inferiore; regione sabatina, alta valle del F. Treia (Barbarano Romano, Oriolo Romano, Civita Castellana, Nepi, Calcata, ecc.). Cerrete con o senza roverella, castagneti, leccete e lembi di boschi misti mesofili soprattutto nelle forre. Nel settore della regione sabatina più prossimo al lago di Bracciano esiste una variante mesofila con prevalenza di faggete e boschi di carpino bianco e nocciolo.

REGIONE MEDITERRANEA

7(13) . Termotipo mesomediterraneo inferiore; Ombrotipo secco superiore/subumido inferiore; Regione xeroterica. P scarse con pochi episodi estivi; aridità estiva intensa e prolungata per almeno 4 mesi (maggio-agosto) con il mese di aprile di subaridità; freddo poco pronunciato concentrato nel periodo invernale; t da 3.7 a 6.8 °C. Litorale e colline retrostanti (Pescia Romana, Montalto di Castro, Tarquinia, ecc.). Querceti con sughera, leccio o roverella; macchia mediterranea, frammenti di boschi planiziali nelle depressioni costiere.

2.4 Paesaggi

Il patrimonio forestale della Tuscia è caratterizzato da un elevato grado di naturalità ambientale, i paesaggi mostrano una notevole variabilità sia per il numero di specie endemiche presenti, sia per le caratteristiche geo-morfologiche e climatiche, che determinano associazioni vegetali esclusive di questo territorio.

La Regione vulsina a nord, è la più vasta, vi appartiene l’omonimo apparato vulcanico costituito da un orlo craterico centrale da cui si irradiano in ogni senso le estese espansioni tabulari con i numerosi crateri minori talvolta ancora intatti. A Nord appartiene ancora a questa regione la cittadina di Acquapendente che però ne rappresenta il limite settentrionale, essendo inserita in un paesaggio che mostra ormai strette affinità con la Toscana.

La piana di Viterbo divide la regione vulsina da quella cimina, determinata dall’omonimo apparato vulcanico; la regione cimina è caratterizzata dal paesaggio del tutto peculiare delle colture del nocciolo e dei suggestivi castagneti da frutto, dal tipo di habitat e dalla vegetazione forestale, particolarmente ricca di elementi mesofili che ne evidenziano una forte individualità.

La parte a sud, la regione sabatina, ripartita tra le province di Viterbo e di Roma, presenta limiti rispetto alla regione precedente poco marcati; anch’essa è caratterizzata da conche e tavolati vulcanici spesso interrotti da profondi solchi di erosione (forre), opera dei numerosi corsi d’acqua presenti.

Dalle regioni “collinari” si scende ad Ovest verso un’ampia pianura denominata Maremma laziale, per analogia con la Maremma toscana, anch’essa ripartita tra le province di Viterbo e di Roma. Si tratta di una fascia di larghezza variabile delimitata a Nord dalle valli dei fiumi Fiora, Arrone e Marta e interrotta verso Sud dai Monti della Tolfa.

I tavolati tufacei e le forre fluviali delle regioni “collinari” digradano ad Est verso la valle del Fiume Tevere (5) che ci appare come un ampio impluvio con pendici terrazzate interrotte da paesi e cittadine posti sulle spianate più ampie. In questo settore del suo bacino il Fiume Tevere corre sul limite tra i terreni vulcanici della destra idrografica e quelli calcarei dell’Umbria. Il tratto a monte di Orte è noto con il nome di Teverina, termine che peraltro include anche il versante sinistro della valle che si trova in Umbria. Il tratto a valle della città è invece molto più ampio e, dopo la confluenza con il Fiume Treia, prosegue nelle province di Rieti e di Roma.