La chiesa di 5. Giovanni e loratorio del Santo Sepolcro (Tavv.
XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXVII)
L'attuale edificio della chiesa parrocchiale di 5. Giovanni è la risultante della
trasformazione settecentesca di una struttura essenzialmente nata sullo scorcio del XVI
secolo,16 a sua volta probabilmente rifacimento di un edificio più antico.
La chiesa ha un semplice impianto icnografico: linterno è a navata ùnica coperta
da un soffitto ligneo e illuminata da due finestre semicircolari per ogni lato. La zona
del presbiterio è rialzata di tre gradini e divisa dalla navata da un arcone che reca la
scritta dedicatoria: "NON SURREXIT MAJOR JOANNE BAPTIS TA"; è coperta da
volta a botte rotta da due unghie laterali nelle quali si inscrivono finestre
rettangolari.
Le fonti ci tramandono come la parrocchiale avesse officiati cinque altari: 5. Giovanni
Battista, cui è intitolata la chiesa; la Madonna del Rosario e lImmacolata
Concezione, sulla parete destra; le Anime Sante del Purgatorio e 5. Antonio da Padova,
sulla parete sinistral7.
Lapparato decorativo al suo interno è modesto, vi fanno però spicco due grandi
tele di buona fattura che ancora oggi ornano gli altari dedicati alle Anime Sante del
Purgatorio e alla Madonna del Rosario. Due temi tra quelli più diffusamente trattati
dalla pittura controriformistica e, in particolare il primo, tra i più problematici, in
considerazione del fatto che proprio la disputa sulle indulgenze era uno dei temi di fondo
della riforma protestante.
Limpaginazione della tela con le Anime purganti è complessa e magniloquente, tipica
delle grandi pale daltare seicentesche: le figure della Vergine, di 5. Giuseppe e
dei tre angeli che sollevano le Anime purganti, sono organizzate a formare un chiasmo che
rappresenta lelemento di raccordo tra quest ultime, poste nella par
te bassa della tela in un primo piano incombente, e la Trinità che sovrasta la
composizione con accentuata fuga prospettica in profondità. La colomba dello Spirito
Santo e langelo al centro del dipinto vengono, inoltre, a rappresentare i vertici di
due triangoli equilateri: il primo è lo spazio del Purgatorio, il secondo adombra la
dimensione sublime e illimitata del Paradiso. La pedana di nuvole a ferro di cavallo,
sulla quale sono inginocchiati la Vergine e s. Giuseppe in atto di intercedere presso
lEterno, segna la cesura tra le due dimensioni. La gamma cromatica è scarna, basata
su note cupe di varie gradazioni di marrone, le cui dissolvenze chiaroscurali risentono
ancora fortemente della suggestione caravaggesca, vissuta in termini fortemente
personalizzati che ne risolvono la eversiva tensione morale in direzione di un dramma da
sacra rappresentazione di forte impronta devozionale. Lopera è databile non oltre
la metà del secolo e, forse, un suo termine post quem si può individuare nella
data di erezione della parrocchia, approssimativamente collocabile agli inizi del
60018.
Quale pendant di questa è, sulla parete destra, la tela con la Madonna del
Rosario. Essa raffigura la Vergine col Bambino tra i santi Domenico, in atto di ricevere
la corona del Rosario e Luigi Gonzaga, una figura femminile priva di aureola e due angeli
incoronanti. Quindici ellissi con i misteri del Rosario, contornano la composizione.
Liconografia presenta una anomalia rispetto a quella vigente canonica: lo spazio
dove abitualmente compare s. Caterina è qui occupato dalla figura femminile priva
dellaureola, connotata, però, dagli attributi caratteristici della santa, il giglio
e il libro; labito allantica del personaggio contribuisce a rendere ancora
più problematica la sua identificazione.
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La macchina pittorica presenta una raffinata
organizzazione: essa sviluppa un moto ascensionale spiraliforme che ha il suo punto di
partenza nel cagnolino raffigurato in basso, assonanza-sovrapposizione con il nome
dellordine di s. Domenico: domenicani = domini-canes; e il suo verso di
lettura nella torcia che questo tiene in bocca, simbolo della missione predicatoria
dellordine.
Nella composizione si interpone in maniera anomala la figura di s. Luigi Gonzaga, un
evidente episodio successivo, il cui termine ante quem non può non essere
successivo al 1726, anno della sua canonizzazione, una data chiaramente posteriore alla
formulazione stilistica del dipinto; in via ipotetica, si può proporre come data
dellesecuzione dellaggiunta il 1729, anno in cui s. Luigi viene eletto da papa
Benedetto XIII patrono della gioventù cristiana, o un periodo di poco successivo.
Sul piano stilistico si coglie una netta distinzione formale tra la buona qualità delle
figure principali e la scrittura corsiva, spicciola delle scene con i misteri del Rosario.
Le figurine che compaiono in queste ultime sono rese di getto, con fare impressionistico
senza ausilio di disegno; è però notevole la loro capacità narrativa pervasa da
unintima agitazione colma di pathos, in cui si esprime forte lideale
didascalico e devozionale. Il loro verso di lettura segue tre diverse direzioni: a destra,
dal basso in alto, sono raffigurati i misteri dolorosi; a sinistra, col medesimo
andamento, i misteri gaudiosi; in alto con andamento destrorso, i misteri gloriosi.
Lautore di questo dipinto tradisce una cultura figurativa derivata
dallambiente artistico romano, in particolare si coglie una palese adesione al
magistero artistico del Maratta: alcune opere sue o di scuola sono presenti anche nella
vicina Tarquinia. Latmosfera elegiaca, i colori pastosi e crepuscolari, poi, fanno
propendere per una datazione dellopera sul finire del600, quando il linguaggio
del Maratta molto rimembrava lo stile dei bolognesi Reni e Domenichino.
La complessa strutturazione del dipinto trova un suo mediato confronto in una tela
raffigurante la Madonna del Carmine e santi, conservata presso la collegiata di S
.Barnaba a Marino (Rm), autografa di Luigi Garzi, allievo insieme al Maratta del
classicista Andrea Sacchi.
Ambedue le tele hanno subito manipolazioni e ritocchi e sono state anche notevolmente
rifilate: sul dipinto con le Anime Sante del Purgatorio non è possibile stabilire
lentità della menomazione; laltra tela, invece, è tagliata di oltre cm. 30
in altezza e circa cm. 10, in larghezza. Probabilmente questo drastico restauro ha
avuto luogo successivamente alla visita pastorale effettuata nel 1779 dal vescovo Giuseppe
Garampi,9 il quale trovò la chiesa in pessime condizioni e invitò
fermamente la comunità a procedere ad un immediato restauro. Nella medesima visita
pastorale è anche menzionata lesistenza di una confraternita del Rosario, probabile
committente della tela con la Madonna del Rosario, patrona dellaltare omonimo che, a
quellepoca, recava la seguente iscrizione: "altare privilegiatum pro
singulis Sabbatis et die com(memorationis) def(unctorum) et tota ejus octava". Il
vescovo Garampi non trovò il documento relativo a questo privilegio e incaricò di
ulteriori ricerche il parroco, sospendendo, però, temporaneamente il privilegio,
trasferito allaltare delle Anime Sante del Purgatorio20.
Loratorio del 5. Sepolcro, recentemente restaurato, dopo decenni di incuria e i
danni causati dal sisma del 6 febbraio 1971, si compone di un ampio vano completato da una
piccola stanza, attualmente deposito degli arredi della confraternita del SS. Sacramento,
e una cappella con altare. Questa è decorata da affreschi frammentari di modesta fattura
raffiguranti un ciclo sul tema della morte e resurrezione. Le scene, tratte dai vangeli,
raffigurano Cristo che appare alla Maddalena e le pie donne al sepolcro, cui langelo
annuncia lavvenuta resurrezione, sulla parete sinistra; Pietro e Giovanni al
sepolcro, trovato vuoto e con il sudano ripiegato, e Gesù che affianca due discepoli
sulla strada per Emmaus, sulla parete destra. Sulla volta a botte compare Cristo
trionfante, nellapoteosi della resurrezione, meùtre lascia il sepolcro tra bagliori
luminosi resi con stridente accostamento di giallo e rosso ruggine, circoscritti da rozze
nuvolaglie grigie e azzurre.
Opera di questo modestisstimo decoratore sono anche i due angeli portacartiglio ai fianchi
di una Crocifissione, dipinta entro una cornice di stucco, sulla parete di fondo; che
pertiene, invece, a tuttaltra mano.
Questo secondo artefice, pur nella sua modestia, interpreta la scena con sobrietà ed
eleganza: il Cristo morente sulla croce si staglia su un fondo azzurro che stinge verso
toni grigi e sovrasta un paesaggio naturalistico accennato con pochi tocchi. La
composizione statica e bloccata trova una sua nota di dinamicità nel lembo svolazzante
del perizoma. Inginocchiata ai piedi della croce ed avvinta ad essa compare, solitaria, la
figura piangente ed impietrita della Maddalena; la sua massa triangolare si fonde con il
terreno quasi a rappresentare il naturale supporto della croce.
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. Labbandono mistico che promana da
questa scena, suggerisce quale suo sfondo culturale il complesso di dottrine religiose che
si richiamano al quietismo cinque-seicentesco e, nellambito di queste coordinate
cronologiche, successivamente al 1573, data del ripopolamento del paese, è da collocare
questa crocifissione.
Le altre mediocri scene, sicuramente successive, sono però, eccessivamente indefinite
nelle loro componenti stilistico-formali per proporne una più puntuale datazione.
Nel vano più grande delloratorio si trova una tavola lignea dipinta sulle due facce
con le immagini della Immacolata Concezione e di s. Rocco, copatrono del paese.
La tavola, prima del recente restauro, era conservata nei locali della sacrestia.
La figura di s. Rocco mostra una immagine del santo molto giovanile, contra distinto dai
suoi attributi canonici (il bordone del pellegrino e il cane) e staglia su uno sfondo
dominato da un compatto cielo grigio che incombe su un miniaturist co paesaggio
naturalistico con una fortificazione e un villaggio. La tavolozza, c si esprime con colori
freddi, appena vivacizzati dal ricco mantello rosso vivo, il si golare rossore soffuso sul
volto pieno incorniciato da una aureola di lunghi cape ricci, denota in questo artista una
forte ascendenza nordicizzante che trova confe ma anche nei caratteri somatici. Una bella
cornice, purtroppo frammentaria, ornat da un classico motivo ad ovuli e fuseruole,
delimita il contorno.
Anche lImmacolata risponde alla medesima impostazione ideale: essa ha le fa tezze
gentili e fini di una fanciulla, il capo scoperto e il bellovale del volto incorn
ciato da una folta chioma; è rivestita di una tunica rossa e di un mantello azzurr Le
fanno corona una corte di cherubini che emergono da un denso fondo scuro di gradante dal
marrone al blu scuro allazzurro. E sostenuta da una falce di lunaCon
probabilità questa tavola bifacciale è nata come macchina processional e può essere
datata alla seconda metà del 500. A questo proposito è da sottolinear come ancora
oggi per le feste patronali di s. Rocco, vengano portate congiuntamen te in processione
sia la statua dellImmacolata che la statua di s. Rocco, venerat poi insieme per
sette giorni nella chiesa parrocchiale.
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