Lo sviluppo del sistema
urbanistico dellabitato di Arlena ha sfruttato un alto sperone tufaceo delimitato
nel suo lato orientale dalla profonda vallata solcata dal Fosso Secco.
Il suo modello insediativo, naturalmente ben difeso, presenta caratteristiche ampiamente
diffuse per tutto il territorio della Tuscia, in numerosi centri abitati per i quali è
attestata una continuità insediativa che va dalla protostoria fino ai nostri giorni.
Nel nostro caso non siamo sufficientemente sostenuti da elementi probanti, però il
rinvenimento di uno sporadico frammento di bucchero nel greto del Fosso Secco (v. sch. n.
16) e il rilievo del residuo toponomastico (v. supra, pp. 29 - 32) permette di
ipotizzare anche per Arlena lesistenza di qualche forma insediativa risalente ad una
fase preromana.
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Visione aerea del c. urbano |
È solo con i documenti del IX secolo che
si ha la prima attestazione storica del modello abitativo: il vico (v. supra, p.
23). Cioè una struttura periurbana, dipendente dalla vicina Tuscania, priva di una
struttura politico-amministrativa propria.
Con il XIII secolo, invece, si vengono a determinare gli inizi della formazione della
attuale compagine urbana, il cui più forte impulso è dato, però, dalla spinta di
realtà storiche ed economiche definitesi sul finire del XVI secolo (v. supra, p. 24-23).
Il nucleo più antico, riferito al XIII secolo, occupa la parte più meridionale del
pontone tufaceo ed è testimoniato dai resti della cinta muraria che lo circoscrive. La
ridotta estensione dellarea difesa e lassenza al suo interno di una chiesa,
qualifica linsediamento come postazione prettamente militare. Si può ipotizzare che
un luogo di culto intorno al quale poteva aggregarsi un modesto borgo, potesse sorgere
intorno al sito della attuale chiesa parrocchiale di S. Giovanni.
La fase ascrivibile al periodo rinascimentale lega lo sviluppo del suo impianto
urbanistico alla matrice tipologica della organizzazione a schiera, determinata dal
sistema viario imperniato su tre direttrici perfettamente parallele che hanno i loro punti
unitari di raccordo nelle attuali piazze di S. Giovanni e della Repubblica.
Questo impianto costituisce la griglia regolarizzatrice anche dei successivi sviluppi che
hanno portato alterazioni solo ai prospetti ed alle spazialità interne.
Ciò che emerge dallanalisi delle varie fasi urbanistiche dellabitato, è la
constatazione di lunghe pause nello sviluppo: tra la notizia documentale del vicus
Arnena risalente al IX secolo e la testimonianza archeologica della rocca di
Castelvecchio, riferita al XIII secolo, intercorrono oltre tre secoli; e altri tre secoli
circa fino alla rifondazione farnesiana. Questo alternarsi di alti e bassi demografici,
già chiaramente riscontrati anche nellanalisi della toponomastica (v. supra, pp.
29 - 32) trova spiegazione in motivazioni storiche ed economiche intrinseche ed
estrinseche: lo iato esistente tra IX e XIII secolo è, ad evidenza, legato alla labilità
della organizzazione delle strutture sociali di tipo rurale connesse al vico; è, invece,
la situazione economica estenuata da guerre e saccheggi a provocare il crollo demografico
tra XIII e XVI secolo (v. supra, p. 24) ed una situazione di patente povertà,
documentata dalla emblematica esenzione nel 1451, unitamente a Tuscania e Tessennano,
dalla tassa sul sale (v. supra, p. 24).
Attualmente il succedersi delle fasi edilizie che hanno plasmato lorganismo urbano
di Arlena si risolve in poche ma significative testimonianze: i ruderi della rocca di
Castelvecchio, la chiesa di 5. Rocco, la chiesa parrocchiale di 5. Giovanni con
lannesso oratorio sotterraneo (Il Sepolcro), lattuale palazzo Guidolotti.
Si danno di seguito le schede analitiche.
Ruderi della
rocca di Castelvecchio
Chiesa di S.
Rocco
Chiesa di S.
Giovanni
Palazzo
Guidolotti
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